In un mio precedente post, spiegavo ( provocando) come la linea vita fosse tutta una questione di prezzo allargando però il concetto di questo anche ai costi in termini di tempi di posa, di ritorno in sicurezza e di ritorno in costi per gli interventi futuri, ecc ecc.
Ma se decidiamo di valutarne anche le qualità tecniche, che comunque si ripercuoteranno direttamente e indirettamente sul bilancio costi/benefici, allora è bene imparare a selezionare.
Sono molteplici i fattori importanti sui quali basare le nostre scelte ma qui ve ne voglio elencare 3, di quelli meno lampanti ma spesso i più importanti.
Sorvoliamo sulla questione estetica poiché molto soggettiva
Non teniamo neanche conto del fatto se i dispositivi siano in acciaio zincato o in acciaio inox poiché non sempre l’inox è la soluzione migliore ma è sempre la soluzione più costosa.
Fattore n. 1, il livello di certificazione:
TUTTE LE LINEE VITE DEVONO ESSERE CERTIFICATE o non possono essere utilizzate (ma possono essere vendute… mah…).
Ci sono però ben 3 livelli di prove di certificazione:
a) Prove interne al proprio laboratorio (o anche solo calcoli interni) con produzione in proprio della certificazione di conformità (autocertificazione);
b) Prove presso laboratorio esterno accreditato ma con produzione in proprio della certificazione, con o senza report allegati (tu provi le mie linee, io certifico che le mie linee vanno bene in base ai risultati delle prove che hai fatto).
c) Prove presso laboratorio esterno accreditato con certificazione da ente terzo;
Nel primo caso vale tutto: ti devi fidare del produttore e di quello che scrive il suo ingegnere.
Nel secondo caso, il laboratorio può fare tutte le prove che vuoi e riportare tuti i risultati e le considerazioni del caso, ma sarà sempre il produttore stesso a decidere cosa farti leggere e cosa no… anche qui ti devi fidare.
Infine, nel terzo caso, è un ente certificatore terzo (si da per scontato si attenga alle norme e sia imparziale) che si prende l’onere di verificare metodologia di prova del laboratorio esterno (quindi controlla anche l’operato che sia in linea con la UNI) e i sistemi di produzione interni dell’azienda (che corrispondano a quanto dichiarato in fase di prova) per poi rilasciare certificato di conformità all’azienda. Questo tipo di routine non è obbligatoria per legge ma solo il fatto che il produttore l’abbia scelta, significa che vuole lavorare in trasparenza a dare maggiori garanzie in più ai propri clienti.
Fattore n. 2, l’upgrade nel passaggio da una conformità alla 795:2002 ad una conformità alla 11578:2015.
La UNI EN 795:2002 poneva tutti i produttori sullo stesso piano ovvero stabiliva che sui pali dovevano arrivare 1200 daN (quanto peso lanciare e da che altezza non importava, l’importante era che al palo arrivassero almeno 1200 daN) e che il palo rimanesse integro. Prova che bene o male passavano tutti, anche perché non si teneva conto del supporto.

La UNI 11578:2015, è un norma invece di tipo PRESTAZIONALE ovvero stabilisce, uguale per tutti, quanto peso e da che altezza andrà lanciato questo in fase di test e che si dovrà misurare, tramite serie di dinamometri, la reale forza che si svilupperà sui pali, sia di estremità sia intermedi che in curva se il sistema la prevede.
Inoltre tali prove dovranno essere fatte sui vari tipi di supporto sui quali si intende certificare (legno piuttosto che acciaio piuttosto che cemento armato, lamiera, ecc. ecc… nella 795 non importava).

Fondamentale per il risultato sono quindi la forma e le dimensioni del palo, la forma e le dimensioni della base ma soprattutto il livello di assorbimento del sistema palo, ammortizzatore, fune tenditore. Prometto di fare un post specifico a riguardo.
Capito questo, se il palo UNI 11578:2015 di un produttore è rimasto sostanzialmente lo stesso di quando era certificato 795:2002, con lo stesso kit molla/tenditore, lo stesso cavo e la stessa base, forse (e dico forse), molta attenzione alla prestazione non è stata fatta.
CONFRONTATE QUINDI, tra i vari produttori, quale sia, a parità di numero di operatori, la forza sviluppata sui pali perché LA DEVONO DICHIARARE. Minore è la forza, migliore è il sistema e la sicurezza ma soprattutto minori saranno i costi per verificare le strutture e adeguare il supporto
Quanto detto sopra non conta niente se il produttore ve lo dice a voce e non vi presenta relativo manuale tecnico con tutti i valori dichiarati.
Fattore n. 3, le direzioni e gli usi per i quali la linea vita (ma anche i dispositivi Tipo A) sono stati testati e certificati.
LEGGETE BENE I MANUALI
Anche se in teoria bisognerebbe realizzare un sistema certificato in tutte le direzioni, spesso questo risultato non si riesce ad ottenere soprattutto se si vogliono contenere i costi di realizzo e di certificazione dei dispositivi. Il produttore può quindi limitare l’uso del suo dispositivo solo in alcune direzioni o solo su alcuni materiali.
E’ questo il caso tipico dei dispositivi da lamiera che spesso riportano limitazioni come ad esempio quella della direzione del cavo rispetto all’andamento delle greche.
Oppure ancora il caso tipico delle linee da parete che spesso sono certificate solo se il cavo lavora parallelo alla parete con serie limitazioni se il cavo o la caduta è perpendicolare alla parete.