Nello stesso articolo in cui si parla di analisi dei rischi, art. 4 UNI 11560:2014, il decreto da indicazioni anche su come prevenire tali rischi.

L’articolo evidenzia quanto sia importante la PREVENZIONE e L’IMPEDIMENTO delle cadute invece che l’arresto di una caduta e il recupero di un caduto.

Sembra una banalità ma vedremo, tramite i miei “history case”, che questa cosa del prevenire lascia troppo spesso lo spazio “all’arrestare” perché… si risparmia.

Ecco un estratto dell’articolo, opportunatamente “ridotto” ai fini di una rapida lettura.

4.3 Riduzione del rischio

4.3.1 Generalità

La riduzione del rischio deve essere effettuata su tutte le tipologie di rischio esaminate per le quali importanza prioritaria deve essere attribuita ai provvedimenti d’ordine tecnico-organizzativo, diretti ad eliminare o ridurre sufficientemente i pericoli alla fonte.

I sistemi che impediscono la caduta dall’alto sono da preferirsi a quelli che arrestano la caduta dall’alto, svolgendo funzione preventiva nella riduzione del rischio.

Nei lavori su copertura deve essere impiegato personale formato, informato ed addestrato e deve essere evitata la presenza di personale non formato. Particolare attenzione deve essere posta nei confronti del rischio legato al fattore umano.

Prima di tutto prevenzione, in termini ampi, dalla formazione all’addestramento dell’installatore e del manutentore, all’uso corretto dei DPI, fino alle giuste informazioni, chiare e pulite, su come si utilizza lo specifico sistema installato: un ETC chiaro, scritto bene e un sistema semplificato al massimo, a prova di stupido.

4.3.2 Riduzione dei rischi prevalenti

Per ridurre i rischi prevalenti i provvedimenti da attuare sono quelli di ordine tecnico fra cui il più importante riguarda la corretta progettazione del sistema di ancoraggio.

4.3.3 Riduzione dei rischi concorrenti

I rischi concorrenti possono essere ridotti agendo direttamente sugli operatori […]

  • l’idoneità psico-fisica dell’installatore e del lavoratore;
  • l’informazione e la formazione adeguate e qualificate dell’installatore e del lavoratore, in relazione alle operazioni previste;
  • l’addestramento qualificato e ripetuto dell’installatore e del lavoratore sulle tecniche operative, sulle manovre di salvataggio e sulle procedure di emergenza;
  • adeguata progettazione della specifica applicazione considerando anche le condizioni ambientali e gli eventi eccezionali.

4.3.4 Riduzione dei rischi susseguenti

I rischi susseguenti e cioè quelli che si verificano in seguito alla mancata efficacia dei sistemi di ancoraggio (rischio prevalente) nella fase di utilizzo […]:

  • l’informazione e la formazione adeguate e qualificate del lavoratore;
  • l’informazione e la formazione adeguate e qualificate dell’installatore e del lavoratore, in relazione alle operazioni previste;
  • l’addestramento qualificato e ripetuto dell’installatore e del lavoratore sulle tecniche operative, sulle manovre di salvataggio e sulle procedure di emergenza, per ridurre i tempi di sospensione del lavoratore;
  • l’applicazione sistematica della prevista manutenzione. 


4.4 Piano operativo di sicurezza

Nel caso in cui dall’analisi effettuata si evidenzino per il lavoratore rischi di caduta con sospensione inerte, nel piano operativo di sicurezza deve essere predisposta una procedura che preveda l’intervento di emergenza in aiuto del lavoratore.

ANCORA, la norma ribadisce la necessità primaria della formazione e dell’addestramento dell’installatore e del manutentore; pone la priorità sulla corretta progettazione che sia rivolta soprattutto alla prevenzione.

Il personale deve essere competente e le istruzioni di utilizzo devono essere semplici e chiare.

Vediamo alcuni consigli pratici per mettere in pratica quanto sul campo quanto dice l’art. 4 e sotto paragrafi:

  1. IL VOSTRO OCCHIO VEDE MEGLIO DEL SATELLITE DI GOOGLE EARTH.

Fondamentale, in fase di studio, fare un sopralluogo per:

  • testare di persona la sicurezza del percorso di accesso soprattutto se questo prevede passaggi dall’interno dell’edificio;
  • verificare che la botola di passaggio sia delle dimensioni giuste (alcuni decreti regionali lo specificano chiaramente)
  • se non vi è un passaggio interno, valutare se vi è la possibilità di installare una scala esterna, con gabbia o con binario: la scala fissa è sempre da preferire alla scala portatile in quanto costituisce un passaggio sicuro e solido a differenza del posizionare una scala da appoggiare o un trabattello mobile (riduzione del rischio)
  • verificare che la superfice del tetto sia tutta pedonabile e non vi siano finestrature o lucernari non protetti (la capacità di non sfondarsi deve essere scritta da qualche parte, non basta il proprietario che assicura che regge perché lui ci è montato sopra e non è caduto)
  • verificate i tiranti d’aria e eventuali ostacoli al pendolamento o allo scivolamento.
  • Se sono obbligato a prevedere la possibilità di caduta, i soccorsi hanno accesso facile?
  • Non ultimo, la natura e qualità del materiale base, la struttura: se il tetto è costituito da travetti marci, forse è meglio metterci una transenna invece di una linea vita.

Quanto detto sopra, da Google Earth non lo vedrete mai. Se siamo in una fase preventiva senza sapere se prenderemo il lavoro e costa troppo fare il sopralluogo, cerchiamo almeno di farci mandare delle foto o scriviamo CHIARO E LEGGIBILE che l’offerta definitiva verrà confermata solo a sopralluogo avvenuto.

Quindi, INFORMARE IL CLIENTE che maggiori saranno le info che ci passa, minore sarà lo scostamento dal progetto preventivo e dal preventivo finale.

Banalità?

Ecco un esempio delle info che spesso ci mandano i nostri clienti:

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planimetria via WhatsApp: ringrazio il mio agente e “socio di vecchia data”, Fausto, per questa sua praticità nei modi… ti voglio bene.
  1. IL TETTO NON DEVE DIVENTARE UNA GIMKANA O UNA CACCIA AL TESORO

Semplificate al massimo, cercate di utilizzare il minor numero di dispositivi possibile coprendo però l’operatività di tutta la superficie:

  • Eliminate i pericoli di caduta interni mediante lucernari certificati antisfondamento o reti anticaduta, da preferire a dispositivi puntuali per lavorare intorno ai punti luce;
  • Quando possibile, l’ancoraggio lineare dovrà essere equidistante dai bordi in modo da poterlo utilizzare con una fune di lunghezza fissa senza doverla regolare tutte le volte che passo da una parte o dall’altra (chiaro esempio è lo shed, che vedremo più avanti)
  • Evitate l’utilizzo di DPI di tante tipologie e lunghezze diverse nella stessa copertura: questo costringerà l’utilizzatore a portarsi sul tetto tanta attrezzatura e a cambiarla spesso o ad aumentare il numero delle procedure di utilizzo. Poi sappiamo cosa succede…
  • Prevedete DPI di facile reperibilità sul mercato: cordini o retrattili di 35 m non tutti ce l’hanno sul furgone.
  • Se la superficie è piana e non si possono installare parapetti, un ancoraggio lineare perimetrale è da preferire ad uno centrale perché permette all’operatore di muoversi in sicurezza su ampie superfici con un solo cordino da 1,5 m. Pensate ad un tetto di 40 m per 70 m, magari pieno di EFC o torrini di ventilazione su tutta la superficie. Immaginatevi ora di dover lavorare con una linea di 70 m al centro del tetto e di dover utilizzare una fune da 20 m, facendole scavalcare gli ostacoli tutte le volte che ci si deve muovere

Su quali siano le migliori predisposizioni degli ancoraggi, in base alla tipologia di tetto, esistono decine e decine di pubblicazioni di settore, prima fra tutte il database del sito della regione Toscana

http://www.coperturasicura.toscana.it/index.php/progetta

Senza titolo

 

sopra, 2 modi diversi di progettare una linea vita:

a sinistra, ancoraggio lineare Tipo C di tipo perimetrale: si sale e si usa esclusivamente un cordino da 1,5 m.

a destra, sistema con ancoraggi puntuali Tipo A: per muoversi in sicurezza sulla copertura sarà necessario portarsi diverse funi e cambiarne spesso ancoraggio e lunghezza; aumentano le possibilità di sbagliare.

  1. INTERVENIAMO PRIMA, NON ALLA CIECA

Quando dobbiamo studiare e progettare la linea vita per un edificio in costruzione o in ristrutturazione, è meglio intervenire prima di posare il manto di copertura (non ci crederete ma mi chiamano sempre subito dopo aver coperto il tetto):

  • Si spende meno, non si fanno le cose due volte come ad esempio riaprire manti e coibentazioni per andare a cercare la trave o il travetto;
  • Si ha la possibilità di saggiare la struttura portante (materiale base) per la verifica del giusto ancorante;
  • Si ha la possibilità di impermeabilizzare in sicurezza i punti di penetrazione;
  • Nei sistemi su lamiera, si ha la possibilità di predisporre un rinforzo della listellatura o di comprare una lamiera di spessore adeguato (raddoppiare il lamierino a posteriori è utile come dare il Viagra ad un castrato);
  • È la procedura corretta, punto.
  1. MENO COSE CI SONO, MENO COSE SI ROMPONO.

Dispositivi semplici, ben fatti e pensati per una rapida installazione:

  • meno cose si devono fare, meno errori si possono fare;
  • meno componenti ci sono, meno componenti necessiteranno di manutenzione;

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