Con l’art 6. il decreto entra nel pratico della progettazione di sistemi lineari, puntuali e/o complessi e ne fa una breve panoramica iniziale.

6 Aspetti relativi alla tipologia della copertura

6.1 Generalità

[…]

Le coperture possono essere distinte in piane, inclinate e a geometria complessa.

Le coperture piane comprendono:

  • la copertura piana semplice;
  • la copertura piana con shed e/o cupolini.

Le coperture inclinate comprendono:

  • la copertura a falda unica;
  • la copertura a due falde;
  • la copertura a padiglione: il numero delle falde, uguali tra loro, coincide con il numero dei lati del perimetro di base;
  • la copertura a volta;

Le coperture a geometria complessa sono una combinazione delle tipologie precedenti.

La precedente classificazione prende in considerazione le tipologie più ricorrenti e non è pertanto da considerare esaustiva. 
[…].

E se lo dice la norma…

Nel sistema di ancoraggio devono essere individuati in, modo agevole, ed evidenziati:

  • I punti di accesso,
  • I percorsi di collegamento,
  • I luoghi di lavoro,
  • Gli eventuali percorsi di transito in quota,
  • Le zone di pericolo,

Per l’eliminazione e/o la riduzione del rischio. 


[…] Uno dei parametri da valutare è l’altezza degli ancoraggi dal piano di fissaggio. Per quelli di estremità, in particolare, un’altezza contenuta si traduce in una riduzione delle sollecitazioni di trazione sui fissaggi in caso di caduta del lavoratore. L’altezza della linea (Hi e/o He) peraltro deve consentire l’operatività sulla copertura per la gestione degli impianti e, se richiesto, può essere valutata l’altezza per l’utilizzo in caso di neve.

[…]

  • Questa soluzione, nella pratica, non viene quasi mai presa in considerazione perché:
  • Quando consentito, è norma comune rimanere più bassi possibile rispetto il piano di copertura.
  • Se sussistono problematiche di neve, si tiene tutta la linea più alta, anche sui pali di estremità.

6.2 Copertura piana

La Norma esamina più possibilità di mettere in sicurezza una copertura piana:

Ad esempio, utilizzare un sistema lineare combinato, con ancoraggi puntuali antipendolo, per mettere in sicurezza i bordi;

Fig.1

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Fig. 1 – Legenda:
a1) esempio di utilizzo di sistemi di ancoraggi lineari
a2 ) esempio di utilizzo di un sistema di ancoraggio combinato
b1) esempio di un sistema di ancoraggio perimetrale su piano orizzontale
b2) esempio di un sistema di ancoraggio perimetrale su piano verticale

 

La soluzione che secondo me rimane tra le più valide, è un sistema lineare lungo i bordi della copertura (vedi esempio b1 e b2) ma arretrata di 1,5 / 2 m rispetto il bordo; quella che in gergo si chiama “linea perimetrale”. Questa soluzione consente agli operatori di (vedi Fig. 2):

  • Percorrere tutto il perimetro dell’edificio (i bordi esposti a caduta) in caduta impedita;
  • Lavorando sempre con un unico cordino da 1,5 m;
  • Lavorare all’interno della linea senza particolari vincoli;

CONTRO:

  • È un sistema generalmente più costoso rispetto altre soluzioni;
  • Non mette al sicuro eventuali rischi di caduta da lucernari (i quali andranno protetti adeguatamente);
  • Prevede forature e opere d’impermeabilizzazione più complesse rispetto a un’unica linea al colmo;
Senza titolo
Fig. 2 – esempio di perimetrale (a sinistra) contro un sistema lineare a centro falda + punti tipo A (a destra)
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Fig. 3 – ottimo esempio di perimetrale su manto metallico Kalzip

Il decreto descrive anche la possibilità d’impiego di una linea (o un sistema complesso lineare + puntuale) direttamente sul bordo esterno della copertura ovvero sulla veletta perimetrale.

Questo sistema permette di risparmiare in opere d’impermeabilizzazione poiché si utilizza sempre una struttura di supporto (la veletta/muretto perimetrale) fuori dalla vasca d’acqua.

I contro sono chiaramente identificabili: si è sempre esposti alla caduta oltre il bordo e pertanto si dovranno verificare i tiranti d’aria (frecce, allungamenti, ecce cc), la presenza di ostacoli durante la caduta, le procedure di recupero e tutto ciò che comporta la caduta trattenuta.

 

Altra nota negativa, le tipologie tipiche dei prefabbricati industriali italiani prevedono velette risultanti dal proseguimento, oltre il piano di copertura, dei pannelli prefabbricati di tamponamento. Questi, molto spesso, non sono in cemento armato pieno ma sono composti di due timpani sottili di cemento precompresso riempiti di materiale isolante tipo schiuma. Andrà sempre fatta una verifica degli ancoranti.

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Fig. 6 – applicazione perimetrale a parete: è evidente come, in un prefabbricato, l’installatore sia andato correttamente a cercare la sommità del pannello che generalmente è c.a. pieno.

NOTE: non esiste una norma che espressamente indichi quale sia la distanza dal bordo esposto al rischio caduta che possa essere considerata priva di rischio e pertanto, anche se la copertura piana serve solo come passaggio, anche se siamo distante dai bordi,  il percorso dovrà essere delimitato e protetto.

Per finire, ecco alcuni esempi alternativi di progettazione su coperture piane tratte dal sito della Regione Toscana:

esempio 1 – linea al centro della copertura piana + antipendolo

http://www.coperturasicura.toscana.it/index.php/esempisoluzioni-2/296-sp-26-copertura-piana

esempio 2 – coperture piane  basse su 2 livelli con ponteggi e parapetti

http://www.coperturasicura.toscana.it/index.php/esempisoluzioni-2/201-sp-17-copertura-piana

esempio 3 – con parapetti e ponteggi

http://www.coperturasicura.toscana.it/index.php/esempisoluzioni-2/237-sp-22-copertura-piana-a-due-livelli