Memorie…

Ricordo ancora gli esercizi di “Tecnologia delle Costruzioni” quando studiavo all’ITG Gaetano Salvemini di Firenze: disegnavo il perimetro dell’edificio poi partivo dai vertici degli angoli e tracciavo le bisettrici (calcolate con il goniometro se gli angoli non erano a 90°). Dai punti d’incontro delle bisettrici, si ricavavo poi le partenze delle linee di colmo.

Si pensa sempre che ciò che si impara a scuola, difficilmente serva nella reale vita professionale; Questa tecnica invece l’ho usata centinaia di volte per calcolare la lunghezza delle lastre da profilare per varie coperture (ve l’ho mai detto che lavoro nel mondo delle coperture metalliche dal 2001?).

Ecco quanto riporta la Norma UNI 11560

6.6 – Copertura a padiglione

In linea di principio, nelle coperture a padiglione il sistema di ancoraggio dovrebbe essere posizionato nella zona cuspidale. Può essere realizzato con un ancoraggio puntuale e/o, per particolari dimensioni o caratteristiche della struttura, un sistema di ancoraggio lineare. Se richiesto dall’analisi del rischio, può essere completato con ancoraggi puntuali di deviazione con funzione antipendolo. (Vedere Figura 1)

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Schermata 2017-07-09 alle 09.25.35
Figura 1 –  Copertura a quattro falde
Legenda
a e b – esempi di sistemi di ancoraggi puntuali
c – esempio di un utilizzo di un ancoraggio puntuale di deviazione
d – esempio di un sistema di ancoraggio combinato
1 – ancoraggio puntuale
2 – ancoraggio antipendolo
3 – moschettone passante

C’è da aggiungere che il padiglione a 4 falde è una tipica configurazione di una copertura per civile abitazione le cui insidie non stanno tanto nella sua conformazione geometrica (anzi piuttosto semplice per la progettazione di un sistema di ancoraggi) quanto nella conformazione strutturale.

Il problema non è nella forma ma nella struttura: copertura murici e tavelloni.

Se è vero che negli ultimi 20/30 anni, si è sempre realizzato solai di copertura misti in latero cemento (travetti e pignatte con caldana armata) oppure in legno, è vero anche che in precedenza si è molto usata la tecnica dei murici e tavelloni, sopra i quali raramente si realizzava una caldana (soletta) armata.

Fantasia applicata a ignoranza e a mancanze normative.

Nel mondo delle linee vita, le soluzioni per fissare gli ancoraggi ad una struttura di murici e tavelloni sono ben poche, quasi nulle.

Quelle che si trovano sui cataloghi/manuali di alcuni produttori di linee vita sono soluzioni piuttosto ingegnose per non dire fantasiose e di difficile, se non impossibile, verifica strutturale… ma questo non è un problema in quelle regioni in cui la verifica strutturale è un optional. Come dico sempre io, in alcune regioni, quando si cade, non ci si fa male. Sarà il tipo di terreno?

Quando la fisica è fantascienza…

Ho visto cose che voi umani… pali da 80 cm imbullonati su prolunghe da 1,2/1,5 m che a loro volta ancorati con quattro tasselli ad un solaio. Non bisogna essere ingegneri per capire che 1000/1200 kg applicati all’estremità di una “pertica” di oltre 2 m, sviluppano una forza sugli ancoranti che forse (ma forse) un solaio non è in grado di sostenere; “ma io metto i tiranti”, dirà qualche installatore caparbio. Ok ma, da quale altezza li fai partire e fin dove li fai arrivare? Fatevi due conti: non conviene forse smantellare il tetto e rifarlo nuovo?

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la foto si commenta da sola…

A volte, una soluzione realistica e realizzabile c’è…

Se è vero che una struttura a murici e tavelloni arriva anche a 2 m di altezza (rispetto al solaio base) in prossimità del colmo, è vero anche che parte da zero o poco più. In molti casi, a 1,5 m dalla gronda e per tutto il perimetro, i tavelloni si distanziano dal solaio di base di soli 25/30 cm. È qui che possiamo andare ad installare un sistema perimetrale costituito da ancoraggi lineari strutturali (pali Tipo C), demolendo il tavellone solo per quei centimetri che permettono l’installazione della base di un palo. La vera difficoltà sta nel trovare, nel solaio di base, il punto esatto in corrispondenza del travetto ma anche questo problema si risolve con barre di dissipazione che calcolerà lo strutturista.

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E se non è fattibile nemmeno la perimetrale?

Chi l’ha detto che una linea vita si può sempre installare? A volte no, a meno di non rifare il tetto o spendere molti soldi per telai di rinforzo.

A dire il vero, in SecurLine abbiamo studiato anche altre soluzioni, tutte più o meno di semplice realizzazione e con un buon rapporto tecnico/economico, sempre verificabili strutturalmente. Ogni caso è comunque da studiare in maniera specifica.

E rimane comunque la possibilità di installare un parapetto permanente… occhio alla classe (del parapetto, non del goleador.)

Termino con un cenno sull’art. 6.8 nella Norma UNI 11560:2014

6.8 Copertura a geometria complessa

Il sistema di ancoraggio deve essere posizionato tenendo conto delle indicazioni concernenti le coperture elementari riportate nei punti da 6.2 a 6.7. Esso deve essere completato, se richiesto dall’analisi del rischio, con sistemi di ancoraggio puntuali di deviazione presso gli angoli, il perimetro e/o lungo il percorso di risalita, che hanno funzione antipendolo.

Le geometrie complesse sono un mix delle tipologie viste fino ad ora con, in più, la possibilità di elementi di copertura curvi (nel prossimo articolo.)