La diffusione dei social network abbinati alla semplicità d’uso dei moderni smartphone e bla bla bla… in cantiere ha creato più mostri che opportunità di business.
Questo è ancora più vero se si parla di foto e sicurezza.
Fare danni è più comune di quanto tu possa pensare, non solo alla tua immagine.
Se anche a te piace scattare le foto col cellulare alle tue opere e ai tuoi cantieri, ti vorrei dare 5 consigli + 1 per far si che la “social mania” non danneggi il tuo business e la tua immagine.

Sono in edilizia dal 2001, un’edilizia specializzata fatta di tecnologia, tecniche e pericoli.
Lavoro sui tetti da 17 anni e da 5 sono specializzato in sicurezza anticaduta.
Una delle foto a cui tengo di più è stata scattata con un vecchio cellulare Ericsson (ve lo ricordate?) con le prime fotocamere a colori e ad una risoluzione degna di un LEGO DUPLO di mia figlia.
Se avete figli, sapete di cosa parlo.
E’ una foto che mi vedeva in splendida forma, 190 centimetri di altezza per 162 kg di peso, su un tetto in fase di costruzione, zona Abetone.
Era il tetto in rame di un mio cliente.
Quella foto è sulla mia libreria, incorniciata, una delle poche foto di quel periodo… mi vergognavo.
Guardandola oggi mi saltano all’occhio 2 cose:
- Non avevo ne imbracatura ne casco, tantomeno cordino.
- C’era il parapetto (me lo ricordo) ma nella foto non si vede.
Subito dopo mi viene da pensare anche un’altra cosa: che immagine davo di me stesso, professionalmente, e che ne penserebbero adesso i miei clienti se la pubblicassi?
“Caro Emanuele, penserei che ti facevano salire sui tetti per testare se reggevano o se si sfondavano, ah ah ah!”
Beh, non avresti tutti i torti.
In amicizia, sarebbe una reazione molto simpatica.
Però mi occupo di sicurezza sui tetti, professionalmente una foto del genere è un autogol.
Ecco, vedi, questo è quello che avviene regolarmente, magari involontariamente, per molti professionisti e artigiani dallo smartphone più veloce del west.
Ti spiego quali sono gli errori di “immagine” più comuni ad opera degli edili e dei lattonieri e ti lascio dei consigli base, prendili per quello che sono.
Scattati i selfie con Il giusto abbigliamento
Che tu sia l’operaio, il manovale, il geometra, il titolare o il proprietario, in cantiere si entra con le scarpe antinfortunistiche.
Sui tetti, anche quando protetti da ponteggi o parapetti, si sale con il caschetto che abbia il sottogola.
Non importa tu abbia l’ultimo modello PETZL da centrale nucleare o il primo caschetto giallo con l’elastico economico che hai trovato in ferramente.

Quando scatti una foto, se le scarpe possono anche rimanere fuori campo, la testa di solito si vede nella sua interezza…
… a meno che tu non faccia riprese alla Marco Montemagno e quindi primissimi piani che non inquadrano i cantieri.
Sono finiti i tempi di Mastro Peppe con i mocassini schizzati di calcina e il foglio di giornale piegato in testa (che era un’arte anche quella).
Fatti fotografare sempre con i giusti DPI
Se sei su un tetto senza ponteggi o su una PLE (il cestello!), devi avere l’imbracatura, il cordino e il caschetto.
Per il caschetto, vedi sopra
Per quanto riguarda l’imbracatura, a meno che tu non stia facendo arrampicata sportiva sulle pareti di un grattacielo (si, esistono anche questi matti!) l’imbracatura deve essere full body, cioè completa di spallacci.
E bada bene ad indossarla correttamente prima di dire “scatta!”

Che figura ci fate se ce l’avete a penzoloni o sganciata perché, in pausa, è più comoda?
Inoltre, se avete l’imbracatura forse è perchè vi dovreste legare da qualche parte.
Per cui NO foto con cordini i connettori (da linea vota o ponteggio) agganciati allo spallaccio o con cordini “invisibili”: alla peggio, aggiungeteli con Photoshop.
Scattati le foto attaccato ad una linea vita o appoggiato ad un parapetto.
Non ti fotografare attaccato con il cordino al parapetto, ho visto anche questo.
Scattati e pubblica foto in cui si vede bene che sai cosa vuol dire sicurezza e che curi la sicurezza tua e dei tuoi dipendenti
Questo ti fa guadagnare, agli occhi di chi ti osserva, almeno 1000 punti.
Oggi la sicurezza è tenuta in considerazione quanto l’estetica e la qualità delle lavorazioni.

E’ sinonimo di professionalità ed è la cosa giusta.
Se sei in sicurezza, (e lo sei sempre, non è vero?) non farlo vedere è uno spreco di opportunità e potrebbe dare adito a interpretazioni dubbie.
La mia massima è: “se si vede, di sicuro c’è!”
Gira i video con due occhi aperti, anche 3
I video sono il contenuto social più importante e fruibile ai quali gli esperti di social marketing danno molta importanza, soprattutto negli ultimi anni.
Se la maggior parte dei marketer e dei titolari di azienda gira video in ufficio o in uno studio attrezzato con luci e microfoni, in cantiere di solito hai al massimo il tuo smartphone.
Senza dare lezioni tecniche, perchè non sono un esperto di video riprese, ti posso però suggerire di usare un vecchio trucco che insegnavano agli operatori quando le videocamere avevano il “mirino”.
Il trucco consiste nel guardare nel mirino con l’occhio “buono” tenendo aperto anche l’altro in modo da mantenere un più ampio campo visivo ed essere pronto a spostarti su altre inquadrature.

In cantiere, mantenere il campo visivo ampio è anche una questione di sicurezza.
Un video in cantiere è anche un’arma a doppio taglio: può mostrare cose belle e interessanti ma anche cose che non vorresti far vedere.
Ricordati che chi guarda i video, un curioso o un probabile cliente, non sempre capisce le dinamiche di cantiere.
Un capitolo a parte sono i video con i droni… qui i problemi di sicurezza e privacy sono ben altri ma ci torneremo sopra.
Non avere fretta, passa dalla post-produzione.
Molti dei fail (come dicono i giovinotti) possono essere evitati se, prima di premere quel dannato tasto share (condividi, su dai!) magari aspetti un giorno o due e gli dai prima una bella occhiata e una bella sistemata con Photoshop.
Spesso ci si accorge che, magari sullo sfondo, c’è qualcuno che sta facendo lo scemo oppure che la foto non comunichi esattamente quello che vuoi trasmettere.
Scattare, guardare, correggere, riguardare (e ricorreggere)… poi pubblicare.
Un consiglio in più.
L’articolo è stato impostato con un linguaggio leggero e scherzoso, molto lontano da quel modo di scrivere degli esperti di fotografia, video e comunicazione.
Siamo anche lontani dal contenuto di quegli articoli scritti da seri operatori della sicurezza che sciorinano norme tecniche e procedure come se fossero ricette di Giallo Zafferano.

La cosa però da tenere sempre a mente è che è molto più importante applicare la sicurezza vera, e applicarla seriamente, prima di fotografarla per postarla sui social.
Nessun danno di immagine potrà mai essere peggiore di un vero danno fisico e nessuna buona immagine sarà mai migliore di quella di te stesso e dei tuoi colleghi che tornano a casa ogni sera dopo il lavoro.
Questo articolo non è per quei coglioni ( quando ce vo’, ce vole!) che non lavorano in sicurezza e lo postano pure sui social.
Per tutto il resto, se proprio vuoi essere edil-social, forse le foto e i video sarebbe meglio che te li fai fare da un professionista.

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Una domanda. Vivo in una zona dove la sicurezza nei cantieri è un optional, e vorrei iniziare a denunciare questi pericoli pubblicando sui social foto dei cantieri che vedo in giro in cui dpi e parapetti sono fantasmi. Ovviamente coprirei i volti riconoscibili e le targhe, ma non i nomi delle strade o i civici. Posso farlo o rischio di commettere qualche reato?
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Non sono un esperto legale ma qualcosa posso dirti. Certe denunce andrebbero fatte agli enti competenti. Denunciarle sui social (che non sono “luoghi istituzionali “) , serve a poco e ti espone al rischio di denuncia per calunnia. Questo anche se oscuri le facce ma rendi il cantiere riconoscibilissimo. Il mio consiglio, se proprio vuoi usare i social, oscura tutto ciò che può condurre la foto all’identificazione ma poi manda tutto in chiaro ai Vigli Urbani, é un dovere di ogni cittadino.
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