Nel ricevere la triste notizia di un operaio di 52 caduto dal tetto di un albero a Roseto degli Abruzzi, mi rattrista ancora di più scoprire che l’operaio non stava lavorando sul quel tetto e soprattutto che non è stato un incidente…
Qui il link all’articolo di cronaca.
L’uomo infatti si è suicidato e per farlo ha scelto di gettarsi nel vuoto da 12 m di altezza sfruttando una scala antincendio che dava accesso al tetto dell’hotel.
Che si tratti di suicidio, pare sia accertato.
Il perché abbia scelto quell’hotel non si sa ancora.
Non escluderei (ma questa è una mia opinione) che l’occasione l’abbia resa più facile la presenza della scala stessa, di facile accesso o con una “chiusura” di facile manomissione.
Lasciando la famiglia del defunto nel dolore della perdita, il mio pensiero va un po’ anche al proprietario o all’amministratore dell’hotel che, suo malgrado, in qualche modo dovrà spiegare perchè il suicida sia riuscito a salire sul tetto tramite scala antincendio (dato questo riportato dai cronisti).
La prima cosa da dire sulla scala, proprio perché antincendio e quindi adibita alla fuga di emergenza, non può essere tenuta chiusa, almeno non verso l’esterno.
Quantomeno dovrebbe essere allarmata, giusto?
In questo caso, la scala era esterna… e qui mi viene il dubbio che l’uomo sia salito dall’esterno senza che nessuno l’abbia necessariamente visto.
Quel che è successo, lo stabiliranno gli inquirenti ma il tema di permettere la salita in sicurezza sulla copertura e al tempo stesso impedirne l’accesso non autorizzato, necessita quantomeno di un approfondimento.
Ecco perché ritengo necessario parlare di tecnologie di “chiusura” da applicare agli accessi al tetto.
Sono 3 gli esempi più comuni che si possono presentare nei casi di accesso ad una copertura.
Impedire l’accesso da botola, porta o finestra interna
Le botole, come porte e finestre, sono a tutti gli effetti degli infissi.
Come tali dispongono di una chiusura ma se la botola (o finestra a tetto) si trova all’interno di un appartamento, questa raramente sarà dotata di un meccanismo di chiusura a chiave.
Quando l’accesso è posto sul fine corsa di un vano scala condominiale, a volte, gli amministratori più accorti lo tengono chiuso a chiave o con lucchetti.
A maggior ragione se la copertura non è dotata di un sistema anticaduta.
No parapetti sul tetto a terrazza? No porte aperte!
Chiudete sempre l’accesso a chiave.
Avete un sistema di ancoraggi tipo linea vita?
No porte aperte! Chiudete sempre l’accesso a chiave…
A meno che non abbiate opportunamente verificato che chi deve salire sia in regola ed in possesso di attrezzature e addestramento per il lavoro in quota per l’uso dei DPI III^ categoria.
In alcune aziende esistono dei sistemi automatici per regolamentare l’accesso basati su speciali badge: l’operatore o il manutentore abilitato all’accesso in copertura ha un badge con un tag che lo identifica e che, mediante speciale serratura computerizzata, apre l’accesso alla copertura.
Impedire l’accesso ad una scala alla marinara
Una scala alla marinara è una scala a pioli munita di una gabbia di protezione contro le cadute dall’alto.
Ne ho già parlato in un articolo che ha avuto molti lettori
Scala vecchio tipo da adeguare a norma: 5 esempi di intervento
L’accesso alla scala con gabbia si impedisce principalmente in due modi:
- con un cancelletto detto “botola di chiusura” applicato alla gabbia;
- rimuovendo il primo tratto di 2,2 m, detto anche “sfilo”.
Ma una scala alla marinara può essere utilizzata anche per accedere a camere sotterranee cioè per scendere.
In questo caso si utilizzano botole di chiusura molto simili a quelle che impediscono la salita oppure dei veri e propri cancelletti sul fine corsa scala ovvero sui maniglioni che escono di circa 1,1 m il piano di calpestio.
La chiusura di una scala a pioli con sistema anticaduta guidato
Nel caso in cui non abbia una gabbia alla quale fissare una botola di chiusura, la cosa si complica un po’ ma molti produttori hanno previsto anche questo.
Il primo metodo, come già detto sopra, è quello di realizzare il primo tratto rimovibile.
Il secondo metodo consiste nell’installare sul primo tratto di accesso, un pannello di lamiera liscia, bloccabile con chiusura a serratura o lucchetto, che impedisce di fatto l’arrampicata.
Le cose si complicano ancora di più quando l’accesso va inibito ad una scala (senza gabbia) che scende all’interno di tombini o botole.
In questo caso non sono molte le aziende con una soluzione standardizzata.
Tra quelle con un’idea diversa dal solito e molto ben congegnata, c’è la FALLPROTEC che ha realizzato un sistema ripiegabile per la sua linea Safeladder®:
Il primo tratto, quello che permette l’accesso in discesa, si ripiega su se stesso scomparendo all’interno del tombino.
In questo modo funziona anche come anticaduta: chiuso all’interno di un tombino, il tratto ripiegato non solo non permette l’accesso ma evita anche che qualcuno vi possa cadere all’interno, funzionando come una vera e propria barriera.
In questo video si vede bene come funziona
Non sono chiusure impenetrabili.
Le chiusure che evitano gli accessi alle persone non addette o malintenzionate non sono certo dispositivi degni dei più impenetrabili caveau di banche.
Se un malintenzionato è ben attrezzato e abbastanza atletico, troverà comunque il modo di passare.
Munirsi di dispositivi “anti distratti” è comunque molto importante per identificare e segnalare un pericolo evidente.
Se ti è piaciuto questo articolo e ne vuoi ricevere altri direttamente nella tua casella di posta, iscriviti alla newsletter di Securology.blog >>>